domenica 26 aprile 2009

L’ IMPATTO SULL’ AMBIENTE E SULLA SALUTE DELLA POPOLAZIONE

Nel 2005 (D.P.C.M. del 19/05/2005) è stato riconosciuto lo stato di emergenza per la valle del fiume Sacco a seguito dei risultati analitici di campioni di latte crudo di un’azienda agricola, che evi-denziavano livelli di beta-esaclorocicloesano (β-HCH), un composto organo clorurato persistente, molte volte superiore ai livelli limite di legge per la matrice consi-derata. Sulla base di successivi monitoraggi si è accertato un inquinamento ambientale di ampia estensione, legato alla contaminazione del fiume Sacco da discari-che di rifiuti tossici di origine industriale (contaminazione delle acque e utilizzo nelle aziende a scopo irriguo), a cui potevano essere stati esposti non solo gli animali di interesse zootecnico, ma anche la popolazione umana; cosa poi confermata dalla succitata inda-gine epidemiologica della ASL di RM E. L’area è stata sede per lunghi anni di una importante attività industriale con produzione di sostanze chimiche (insetticidi organoclorurati, esteri fosforici, chetoni, ecc.), esplosivi, carri e carrozze ferroviarie, motori di lancio.
La Provincia di Frosinone secondo il Ministero dell’Ambiente è uno dei 50 siti più inquinati d’Italia e l’addizione di ulteriori fattori inquinanti è assolutamente da evitare. Alla pari dei più conosciuti casi di Porto Marghera e Casale Monferrato.
Dal punto di vista ambientale è necessario innanzitutto ricordare che l’indagine di Legambiente 2009 sull’Ecosistema Urbano ha nuovamente evidenziato la pessima situazione del Comune di Frosinone, al quale è stato assegnato, per il complesso degli indici della vivibilità urbana, l’ultimo posto tra i 103 capoluoghi di provincia italiani presi in esame. Frosinone è ultima, peraltro con un significativo distacco dalla penultima città (Ragusa), scendendo dal già pessimo 101° posto dell’edizione 2008. Il capoluogo laziale non ha comunque mai dato segnali di costanti miglioramenti nelle performances ambientali. Infatti, a parte l’ottantacinquesimo posto dell’edizione 2006 e l’ottantottesimo dell’edizione 2007, ha sempre stazionato oltre il 95° posto. La città ciociara finisce in fondo alla graduatoria grazie ad una generale conferma dei dati della passata edizione e a qualche evidente peggioramento di alcuni dei parametri più pesanti.
Particolarmente grave è la situazione dell’inquinamento determinato dalla presenza delle polveri sottili (PM10). Frosinone è tra le città italiane più “polverizzate”. L’Arpa lazio dal 1/1/2009 al 14/04/2009 (104 giorni) ha rilevato per Frosinone ben 64 giorni di superamento dei valori tollerati dalla legge per le PM10! Nella superinquinata Ciampino, dove il Comune, le associazioni ed i cittadini si stanno battendo per lo spostamento dell’ae-roporto, il numero di giorni di superamento è stato al 14/04/209 di 24 giorni, È dunque comprensibile il colossale inganno che stanno subendo i cittadini della Valle del Sacco. Frosinone oggi, senza aeroporto, è già molto più inquinata di Ciampino!
Allarmanti anche i dati del numero di giorni di superamento dei valori tollerati dalla legge per le PM10 in altri comuni della Valle lungo la direttrice del Sacco: Anagni 20 giorni, Colleferro 30 giorni . [1]
Perché questi dati vengono sempre nascosti e non sono presi in considerazione dalle amministrazioni proponenti l’aeroporto di Frosinone- Ferentino?
Legambiente, nel suo studio sull’impatto inquinante dell’aeroporto di Ciampino, ha stimato che l’84% delle PM10 presenti in quel territorio sono state originate dal traffico aereo. Immaginiamo cosa succederebbe a Frosinone con l’aeroporto!
Le polveri sottili sono delle polveri quasi gassose che si possono spostare anche per mille chilometri e non si depositano facilmente, producendo un incremento delle mortalità da malattie respiratorie, cardiovascolari e da tumori.
Si stima che tra il 2002 e il 2004 in 13 città italiane queste polveri abbiano causato la morte di 8220 persone (indagine effettuata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità). Sempre l’OMS invita a mantenere il livello delle polveri sottili sotto la soglia dei 20 microgrammi per metro cubo. Attualmente Frosinone secondo i valori medi annuali registrati dalle centraline sparse per la città è a quota 64 microgrammi per metro cubo, oltre il triplo.
È dunque incomprensibile che in questo contesto di eccezionale inquinamento da polveri sottili le amministrazioni pubbliche si ostinino nella progettazione dell’Aeroporto di Frosinone-Ferentino, che sarebbe un potente generatore di polveri sottili!
L’effetto nefasto del PM10 sulla salute umana è ormai assodato. Diverse indagini hanno mostrato in modo significativo che l’esposizione alle polveri sottili comporta aumento dei ricoveri ospedalieri, aumento dell'uso dei medicinali, aumento della mortalità, malattie respiratorie, reazioni infiammatorie polmonari, malattie del sistema cardiocircolatorio, riduzione della funzionalità polmonare dei bambini, aumento delle malattie croniche polmonari, riduzione della funzionalità polmonare negli adulti, riduzione della speranza di vita, aumento delle malattie cardiovascolari e delle malattie neoplastiche. Per quanto riguarda altri inquinanti aeroportuali come piombo e benzene, aumentano in particolare le malattie del sangue e degli organi emopoietici.
Così come il particolato e i prodotti gassosi penetrano nel nostro organismo, altrettanto fanno in quello di animali e piante. L’intera catena alimentare risulterebbe ancor più contaminata, a partire dai più piccoli invertebrati fino ai mammiferi più grandi. La produzione agricola delle zone limitrofe all’aeroporto, già gravemente colpita dall’emergenza ambientale, andrebbe inesorabilmente scomparendo.
Facciamo un esempio concreto di ciò che potrebbe avvenire con il flusso aereo previsto.
L’inquinamento prodotto da un aereo è pari a 500 auto non catalitiche.[2] Per l'aeroporto di Frosinone-Ferentino sono previsti dallo studio ADF fino a 136 voli al giorno, che inquinerebbero come 68.500 vetture. Questo significa che per 365 giorni sulla Valle del Sacco ci sarebbe lo stesso inquinamento prodotto da 25.002.500 automobili non catalizzate.
Contrariamente a quanto riescono parzialmente a fare le automobili con le marmitte catalitiche, gli aerei a turbina scaricano il carburante bruciato nell’atmosfera senza alcun tipo di filtro. Questo significa che tutti gli scarti del materiale combusto, in forma di particolato e di gas, viene letteralmente nebulizzato ed irrorato lungo la scia dell’aereo. I venti e processi naturali di diffusione provvedono poi a disperdere i gas ed i materiali in sospensione su un area più vasta.
Tutto ciò potrebbe avere effetti gravissimi sul già drammatico stato di salute delle popolazioni della Valle del Sacco.
Lo studio epidemiologico della ASL RM E concluso nel settembre 2008 ha evidenziato nelle popolazioni della Valle un eccesso di diverse forme tumorali, specie per quanto riguarda il tumore polmonare della pleura. Per le condizioni non tumorali, risultano in eccesso le malattie cardiovascolari, la patologia respiratoria di tipo asmatico (in particolare nei bambini), i disturbi del sistema nervoso periferico e degli organi genitali. Il complesso industriale ha causato nel tempo inquinamento dell’aria. I lavoratori sono stati esposti a sostanze tossiche nell’ambiente di lavoro, in particolare prodotti chimici ed amianto. Le persone che hanno risieduto lungo il fiume hanno assorbito ed accumulato nel tempo pesticidi organoclorurati, soprattutto tramite via alimentare.
L’indagine di biomonitoraggio ha dimostrato inoltre la già menzionata contaminazione umana di carattere cronico da beta-esaclorocicloesano (β–HCH), micidiale sostanza organica persistente derivante da rifiuti tossici industriali, più precisamente dal lindano, un parente del DDT vietato in Italia dal 2001. La sostanza ha effetti nocivi sul sistema nervoso centrale, sul sangue, fegato, reni .
I residenti in prossimità del fiume presentano valori di β–HCH significativamente più elevati del resto della popolazione. Dalle analisi del sangue eseguite su un campione di 256 residenti nei comuni dell’emergenza della Valle del Sacco (Colleferro, Segni, Gavignano in provincia di Roma; Paliano, Anagni, Ferentino, Sgurgola, Morolo e Supino in quella di Frosinone) è risultato che 135 persone (il 55%) sono contaminate in maniera irreversibile. Il numero dei contaminati, già di per sé impressionante, è assolutamente provvisorio. Le analisi sono ancora in corso.
La presenza di β–HCH è stata riscontrata su una vasta area della Valle del Sacco, da Colleferro, in provincia di Roma, fino al Comune di Ceccano, a sud di Frosinone. Ma il sospetto è che a portarlo non sia stato solo il fiume. Ad accendere il campanello d’allarme è la lettura dei risultati dell’indagine svolta dall’Arpa sui suoli agricoli nei comuni non ancora inclusi nel piano di emergenza. Infatti essa ha riscontrato il β–HCH praticamente lungo tutto l’asse del fiume Sacco. E non è la sola stranezza: nei terreni, la concentrazione del pesticida si trova anche man mano che ci si allontana dalle sponde del fiume e ci si avvicina nei terreni oggetto dei lavori per la TAV.
Il Treno ad Alta Velocità Roma-Napoli ha iniziato la sua corsa il 19 dicembre 2008, passando sopra il Sacco, il fiume dei veleni che scorre tra Roma e Frosinone. Nonostante la nascita dell’Osservatorio ambientale e monitoraggi effettuati prima, durante e dopo i lavori, qualcosa sembra essere sfuggito di mano, tra opere appaltate e subappaltate. Proprio sotto i piloni della grande opera di modernizzazione, lungo nove comuni le sponde del fiume Sacco erano state contaminate da una pericolosa sostanza tossica, il β–HCH.[3]
Questo è solo uno dei tanti sviluppi possibili dell’enorme disastro causato da «cinquant’anni di industrializzazione selvaggia, che presentano il conto nella Valle del Sacco», come si legge nell’ampia inchiesta che Carta n. 2/2009 dedica alla Valle assassinata, la Seveso nel Lazio.[4]
Va ricordata anche la presenza massiccia nella Valle del Sacco dell’amianto killer. Nei primi anni ’60, sull'onda degli investimenti che avrebbero dovuto "emancipare" industrialmente il Mezzogiorno, inizia la storia della Cemamit, nel comune di Ferentino, a pochi metri del fiume Sacco, stabilimento dove tramite la lavorazione di amianto in polvere si producevano manufatti in cemento-amianto per il settore edilizio. Erano impiegati oltre 200 lavoratori.
A causa delle polveri respirate nella Cemamit la stramaggioranza degli ex lavoratori Cemamit hanno contratto malattie correlate all'amianto e ad oggi 20 di questi sono deceduti. Amianto killer prodotto e distribuito negli anni nell’intero territorio della Valle del Sacco: sulle coperture di capannoni industriali nel suolo, nelle abitazioni civili, negli edifici pubblici. È ampiamente dimostrato che anche la bassa esposizione all'amianto può essere causa di malattie gravi, e che c'è una stretta relazione tra presenza d'amianto e concentrazione di tumori e malattie correlate tra la popolazione residente.
La relazione tra l’esposizione all’amianto e le patologie nella Valle del Sacco è confermata dall’analisi epidemiologia dell’ASL RM E, dove si rileva un eccesso rispetto alla media regionale per quanto riguarda il tumore polmonare alla pleura.
È scandaloso che a più di 20 anni dall'accertata pericolosità dell'amianto e a più di 10 dalla messa in sequestro dello stabilimento dell'ex Cemamit ancora niente sia stato fatto per bonificare il territorio, mentre si investono finanziamenti pubblici per un aeroporto dalla dubbia utilità.[5]
[2] Cfr. articolo “contro l’inquinamento voli più cari” de La Repubblica – 22/04/2006
[3]Per approfondimenti cfr. http://www.uniurb.it/giornalismo/lavori2006/minutola/fiume.htm
[4] Per approfondimenti cfr. http://www.carta.org/campagne/ambiente/16307
[5] Per approfondimenti cfr. http://www.bastamianto.blogspot.com/ - Ex Cemamit, quello che in un paese civile non dovrebbe esistere...

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